Il piacere

Testa reclinata in avanti. Il sudore cade, goccia a goccia, sulle mie scarpe. Un metro e settanta centimetri di volo: dalla mia fronte ai miei piedi. Splash. Il respiro diventa sempre meno affannoso e più armonioso. Gli occhi iniziano a vedere chiaro, senza il sudore che li irrita e li fa strizzare. All’inizio è stata violenza fisica e mentale, poi terminato il primo giro e avendo dato un perchè a questo mio gesto, tutto è proseguito – a fatica. Le 5:20. Suona la sveglia. La spengo e mi giro dall’altro lato del letto. Le 5:30. Una vocina chiamata coscienza mi dice <che cavolo fai? cambiati, esci e corri!!!>. Così ho fatto. Erano ormai le 5:45 quando ho fatto i primi passi di corsa. L’attacco del caldo è avvenuto alle 6:15. Quello delle zanzare molto prima. Mi piace il mio essere dopo la corsa. Dopo un anno e mezzo di assenza mentale, mi sono accorta del danno che ho fatto. I pensieri corrono insieme alle mie gambe. Fermandomi per così tanto tempo ho atrofizzato la mia mente. Il sudore filtra dai pori. Corpo lucido. E’ come essere affacciata,  su una terrazza sul mare, con un dolce vento che mi abbraccia. Grazie scarpette numero 42.
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