Testa reclinata in avanti. Il sudore cade, goccia a goccia, sulle mie scarpe. Un metro e settanta centimetri di volo: dalla mia fronte ai miei piedi. Splash. Il respiro diventa sempre meno affannoso e più armonioso. Gli occhi iniziano a vedere chiaro, senza il sudore che li irrita e li fa strizzare. All’inizio è stata violenza fisica e mentale, poi terminato il primo giro e avendo dato un perchè a questo mio gesto, tutto è proseguito – a fatica. Le 5:20. Suona la sveglia. La spengo e mi giro dall’altro lato del letto. Le 5:30. Una vocina chiamata coscienza mi dice <che cavolo fai? cambiati, esci e corri!!!>. Così ho fatto. Erano ormai le 5:45 quando ho fatto i primi passi di corsa. L’attacco del caldo è avvenuto alle 6:15. Quello delle zanzare molto prima. Mi piace il mio essere dopo la corsa. Dopo un anno e mezzo di assenza mentale, mi sono accorta del danno che ho fatto. I pensieri corrono insieme alle mie gambe. Fermandomi per così tanto tempo ho atrofizzato la mia mente. Il sudore filtra dai pori. Corpo lucido. E’ come essere affacciata, su una terrazza sul mare, con un dolce vento che mi abbraccia. Grazie scarpette numero 42.
-
Archivi
- Marzo 2023
- Febbraio 2023
- Luglio 2022
- Novembre 2014
- Ottobre 2013
- Luglio 2013
- Settembre 2012
- Agosto 2012
- Giugno 2012
- Aprile 2012
- Marzo 2012
- Febbraio 2012
- Gennaio 2012
- Novembre 2011
- Ottobre 2011
- Settembre 2011
- Agosto 2011
- Luglio 2011
- Giugno 2011
- Maggio 2011
- Aprile 2011
- Marzo 2011
- Febbraio 2011
- Gennaio 2011
- Dicembre 2010
- Novembre 2010
- Ottobre 2010
- Settembre 2010
- Agosto 2010
- Luglio 2010
- Giugno 2010
-
Meta