Calda domenica di novembre. Pioggia battente. Le gocce si stagliano nel cielo ed impregnano il terreno. Le mischie sono sovrastate dal vapore dei corpi, i placcaggi non hanno suono. Colori che si confondono. Vedo benissimo, non ho mai avuto una visuale così chiara e nitida. Ogni dieci minuti devo spostarmi di un passo, perché i miei piedi sprofondano nel fango. Continuo il leggero spostamento. La copiosa pioggia scivola via dal mio ombrello, goccia a goccia cerco di fare centro nella lattina, ormai vuota, della mia birra. La mente è leggera e segue la danza delle foglie cadute dai rami. Rosso, giallo, verde, marrone. Il colore che vince su tutti è il marrone: la terra del campo unita all’acqua colora i visi. Segni di stanchezza che dopo una doccia vagamente scompaiono. L’ho sentito. Tutto è stato. I flew. Segni di beata stanchezza che sono rimasti.
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